Turismo di prossimità, prodotti a km 0, stagionalità, attenzione ai consumi, cura dell’ambiente, conservazione del territorio, inclusione, digitalizzazione… queste solo alcune delle parole che sentiamo pronunciare spesso quando si parla di ripresa del turismo in Italia. Il tema della transizione – non solo ecologica, ci auguriamo, ma anche sociale – sta spingendo molti operatori ad immaginare nuovi turismi ed in particolare intercettare, se presente, il nuovo viaggiatore.
Uno dei focus principali, quando si parla di sostenibilità, è il cibo. E certamente, in un Paese come l’Italia, in cui per cultura il cibo è parte integrante delle nostre tradizioni, consuetudini, costumi, in cui esso è uno asset nazionale di valore senza pari al mondo che genera ricchezza ed attrattività, è essenziale porci una domanda: La ripresa del turismo quanto è condizionata da una nuova consapevolezza nell’alimentazione?
Pensiamo che il condizionamento sia forte e debba spingere gli operatori ad immaginare, prototipare un’offerta turistica in cui effettivamente il viaggiatore venga messo in condizioni di nutrire e far crescere quella consapevolezza. Il turismo enogastronomico gioca un ruolo fondamentale in questa partita. Non solo. Anche laddove non si viaggi con intenti dichiaratamente enogastronomici, le destinazioni sono chiamate a far propri i nuovi paradigmi dell’alimentazione, uniti a servizi di ospitalità gradevoli ed appaganti.
L’Italia porta in grembo quello stile di vita mediterraneo, quel set di valori che parlano di accoglienza fin dall’epoca greco-romana ed in cui il cibo sano è stile di vita – non a caso si parla di dieta mediterranea – che vede l’inclusione, la comunità e la convivialità come parti integranti dello star bene. Questo non è il linguaggio del turismo?
Per noi un’alimentazione sana è quella che genera benessere per le comunità e per i viaggiatori, che non impatta sull’ambiente e che è attenta alla filiera di produzione. Un’alimentazione accessibile economicamente ed il cui modello viene comunicato parlando la lingua del legame con il territorio, dell’innovazione, della creatività competitiva, dell’ecosostenibilità e della tutela delle persone. Attorno ad un sano progetto di alimentazione ruota una comunicazione di valori tangibili, la cui attuazione deve essere toccata con mano da chi ad esso si avvicina.
In Piemonte, vincitore dell’Oscar del turismo enogastronomico, si parla da tempo di sostenibilità alimentare e turistica come di un connubio inscindibile. Le sperimentazioni in corso su nuovi prototipi di colazioni (colazione LICET) e l’organizzazione di premi come il Bezzo (in cui si persegue la ristor-azione come disseminazione di sostenibilità alimentare e turistica) ne sono gli esempi più virtuosi, che possono tracciare la strada verso la concreta attuazione di quei ‘nuovi paradigmi’ turistici di cui si sente parlare.
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